GIORNO 3
E’ molto presto; sono seduto su una panca di legno e dalla zona colazione guardo il camerone con i letti a castello dove i pochi ospiti del Rifugio Lachere si stanno lentamente svegliando.
Il primo ad uscire è Luca, un bambiono di 8 anni carico di energia fino alle orecchie l’ho conosciuto la sera prima, sta camminando tra queste valli con il suo papà da 6 giorni e i due hanno un affiatamento incredibile.
Prepara lo zaino con la cura di un grande e parla pure un discreto inglese con le persone attorno a lui, studia la cartina e fa domande sul percorso al suo Babbo…….non avevo mai visto in vita mia una tale simbiosi tra padre e figlio ed immagino che quella sia la condizione desiderata da ogni genitore; mi fa pensare e mi mette di buon umore.
Il sole è sorto, ma la valle è ancora un ombra, devo affacciarmi e guardare molto in sù per vedere il cielo azzurro; oggi è una tappa lunga ma molto semplice in quanto si sviluppa per interno sul fondovalle con una breve e decisa salita alla fine, ma una giornata tranquilla di sole passata a camminare promette cose importanti; pesieri, passi e aria aperta riassunti in due parole: Essere e vivere.
Lascio il rifugio in un freddo che richiede di più delle mie vesti estive, accelero il passo per scaldarmi e per raggiungere la parte del fondovalle illuminato dal sole.
Trotterello veloce tra paesaggi che sembrano usciti da una fiaba, boschetti, ruscelli, paesini curatissimi dove si incontrano solo persone sorridenti.
Arrivo a Chapex nel primo pomeriggio, in vantaggio rispetto alla tabella di marcia, mi fermo sulle sponde del laghetto a godermi la brezza e preso da un imprevista dose di civiltà mi fermo addirittura nel paesino per una crepe alla marmellata.
Trovo alloggio fuori del paese, da una signora che ha una tenda piantata davanti casa, ma dentro ha addirittura delle brandine e non mi posso lamentare. Dopo avere sistemato le mie cose mi siedo sul prato in attesa della cena scambiando sguardi truci con un grande toro che ha messo gli occhi sul mio giubbotto rosso. Sono rilassato, la semplice camminata mi ha rilassato molto.
GIORNO 4
Sono raggomitolato su me stesso, anche io pieno Agosto dormire in tenda a più di 2000 mt può diventare un esperienza gelida, è l’umido a farmi tremare.
Oggi sarà una grande giornata, ho pianificato una variante dal normale tour dovrò risalire tutta la valle morenica d’Arpette fino a svalicare sulla omonima “finestra” situata su una sella a oltre 2700 mt.
Dopo una modesta colazione, mi metto in cammino prima sulla pineta profumata e poi su prati verdi cosparsi di mucche placidamente al pascolo; la valle fa l’imbuto e sale ripida stringendosi su se stesa sempre di più, vorrà abbracciarmi?
Il paesaggio si trasforma rapidamente, adesso grandi rocce di granito plasmate dal ghiaccio, pietraie…i cumuli di sassi segnano il sentiero e camminando si passa in un secondo dall’afa ai colpi di vento gelido.
La finestra d’Arpette sembra piccola da lontano ed e’ piccola anche da vicino, proprio come una finestra offre una splenda visuale delle due valli, da una parte la Val d’Arpette e dall’altra la valle creata dal ghiacciaio du Triend ,in lontananza si vede già’ la Francia.
Non ho pranzato e non ho con me cibo, sento la stanchezza nelle gambe il cerchio alla testa, ma in torno a me vedo gli zig zag delle cime contro il cielo, gli spigoli bianco azzurri del ghiacciaio, il vento che soffia……. sono nel posto in cui vorrei essere.
La discesa avviene rapidamente sul sentiero posto nel lato destro della valle, e’ stretto e sassoso e le gambe stanche dalla salita si impuntano sul suolo per frenare il corpo producendo vesciche sui piedi, mi devo fermare un paio di volte per medicarle, la cosa non mi dispiace da una parte perché posso riposarmi e godermi il paesaggio…..adesso il ghiacciaio e’ più’ lontano e i suoi rumori smorzati, i sui bianchi spigoli arrotondati…fa tutta un altra impressione da questa prospettiva.
Non posso perdere tempo, devo scendere fino alla fine della valle per poi risalire l’altro versante fino al rifugio Col De Balme, dove dormirò stanotte. Passo il ponte sul gelido torrente generato dai ghiacci pochi chilometri a monte per imboccare il sentiero in salita verso il rifugio, con i piedi malconci ci impiegherò più’ di tre ore mi sento a pezzi, e’ una sensazione globale, fisica e mentale dovuta dalla fatica, al poco cibo…..sento i muscoli più contratti del dovuto, sento lo zaino più pesante ad ogni passo, sento il disagio…chiudo gli occhi e vedo un muro di cemento armato venirmi contro ostruendomi il cammino; e’ il mio limite.
Eccoti finalmente! penso gustandomi la preziosità del momento e pregustando già la bellissima sensazione di guardare oltre quel muro.
In questi casi le ombre delle debolezze del corpo vengono illuminate dallo splendore dell’anima, io non sono questo ammasso di carne ed ossa, questo è solo il mio strumento per stare al mondo, fragile e soggetto alla fatica, all’usura io non sono neanche quell’elemento inserito nella società moderna e nei sui schemi, io sono di più. Torpore; cammino ad occhi socchiusi esplorando parti nasconste della mia mente mentre mi visualizzo in cima al mio muro immaginario, non sento più niente……cammino spedito in salita dentro un bosco di abeti, tutto questo non è solo una questione di esplorare montagne, ma sopratutto di esplorare se stessi.
Fuori dal bosco ritrovo le rocce, devo attraversare un paio di passaggi aerei, alti e molto belli per arrivare in cima, sul crinale che traversa la montagna e mi porterà al rifugio.
La luce d’ora dell’imminente tramonto fa luccicare sia l’erba che i torrenti in fuga verso valle, in queste praterie vedo i daini esibirsi in gesti atletici notevoli, liberi e spensierati, sono le ore 1900 e dopo 34 km e quasi 3000 mt di dislivello attraverso il confine francese posto a pochi metri del rifugio Col de Balme.
Il rifugio è deserto all’interno solo la signora che lo gestisce, l’ambiente è antico e trascurato nonchè inevitabilemtne tetro; per questo motivo gran parte dei trekker lo evitano, ma è situato nel posto più panoramico del comprensorio attorno al Monte Bianco.
Prendo il posto nel dormitorio deserto, scelgo quello vicino alla finestra già immaginandomi le prime luci dell’alba che mi vegliaeranno il mattino successivo, il tempo stà cambiando vedo chiaramente il vento sulle cime che aumenta e i cirri altissmi che svirgolano il cielo; il sole è già dietro le montagne e l’atmosfera si colora di rosso arancione…..prendo la macchina fotografica e corro fuori.
Nei pochi minuti che sono rimasto dentro il vento è aumentato, adesso è teso e freddo, le nuvole velocissime cozzano contro le pareti del Monte Bianco salendo e mescolandosi con moto elegante, i raggi deboli del crepuscolo si disperdono in aria creando un atmosfera magica, le montagne davanti a me hanno adesso un bellissimo abito da sera……..e’ fantastico.
Io amo il mare, non amo molto scarpinare tra i sentieri di montagna ma devo dire che il tuo racconto e le tue foto mi tentano moltissimo . Bea