Mi fermo a prendere fiato appoggiandomi ad un cumulo di pietre….nel silenzio rarefatto si sente un lento rumore di passi. Il portatore sherpa spunta dalla boscaglia con il suo carico impossibile di materiale, curvo di schiena….guardandolo anche le sue gambe sembrano incurvate dal peso e dai chilometri; ha un età indefinita, si ferma vicino a noi guarda in alto e le montagne gli si riflettono negli occhi, sorride e come rigenerato da un energia invisibile parte di nuovo sotto il suo carico, su per la lunga ed estenuate salita.
E’ mattina presto, il sole spunta da dietro la groppa alta 6600 metri del Thamserku illuminando il villaggio. I campanelli delle preghiere suonano ovunque e i rametti di ginepro bruciano fuori delle case profumando l’aria, tutto prende vita. Gli sherpa di Khunjung escono dalle case per iniziare a lavorare, si muovono veloci sulle strette stradine ricavate tra i campi di patate accuratamente divisi da muri di sasso, in silenzio con volti rilassati di chi conosce e comprende la meravigliosa semplicità del mondo.
Nella parte superiore di Namche Bazar , principale cittadina del Khumbu, si trova una grande statua di Tenzing Norgay, capostipide degli sherpa arrampicatori e prima persona ad aver raggiunto gli 8848 metri del monte Everest.
Sotto la sua statua con una bellissima vista sulla montagna più alta del mondo si rievocano storie di valanghe, crepacci profondissimi e venti gelidi….mentre ti raccontano le loro avventure a 8000 metri le parole trasudano vertigini;sono gli sherpa arrampicatori i protagonisti sconosciuti del grande alpinismo d’alta quota, negli anni si sono guadagnati l’appellativo di “tigri delle nevi” per il loro coraggio e abilità sui pendii verticali delle montagne più alte del mondo.
Camminiamo sul lato sinistro della valle, in direzione di Machermo; abbiamo da poco sforato i 4000 metri di quota e in parte già annaspiamo in cerca d’aria.
In una stretta curva a sinistra veniamo superati da due giovani ragazze sherpa vestite in abiti rosa ,modernamente occidentali, che scherzando tra loro emettono risate belle e sincere.
Con l’aiuto della nostra guida riusciamo a scambiare qualche chiacchiera, ci raccontano con normalità che fanno moltissima strada per andare a scuola e al ritorno si devono caricare le provviste per tutto il villaggio. Guardo le loro espressioni, leggo la tenacia di chi vive in salita oltre al curioso imbarazzo provocato dal display della macchina fotografica con i loro volti rotondi.
Gli Sherpa vivono tra ripidi pendii affetti da un clima rigido, non ci sono strade e solo alcune case sono equipaggiate con elettricità e acqua corrente, è una vita semplice fatta di allevamenti di Yak e coltivazioni di patate. E’ gente perfettamente inserita nel loro territorio che amano e conoscono, sono il valore aggiunto a questo fantastico paradiso naturale e con la loro cultura creano una realtà bella e unica al mondo….si può direttamente dire che abbelliscono queste montagne, come dei diamanti che rendono ancora più prezioso un gioiello.
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Grazie,
G
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